Oggi la implantologia ha fatto grandi passi avanti. È una tecnica sempre più sicura, non fastidiosa, affidabile e raffinata per sostituire denti mancanti con protesi fisse non rimovibili. Però per funzionare bene ci deve essere un adeguato spessore di osso nella zona in cui si va a mettere l’impianto, che altro non è che una radice artificiale. Quindi se c’è osso, tutto riesce bene e questo sistema è molto duraturo ed efficace. Se osso non c’è, non si può posizionare l’impianto, non per meccanismi di rigetto, che non esistono vista la completa biocompatibilità del materiale degli impianti (di marca e valore adeguato, non come quelli, scadenti, che si usano nelle famigerate cliniche commerciali low cost) ma perché la vite non avrebbe osso attorno e semplicemente… non “reggerebbe”.
Tuttavia già da molto tempo esistono tecniche di rigenerazione ossea, che cercano di ricostruire osso dove ce n’è poco, al fine di poter posizionare un impianto ed evitare così la protesi mobile. La aggiunta di osso finora è stata fatta con molti tipi di materiali e tecniche. Desuete ed estremamente cruente quelle di prendere osso da altri punti del corpo del paziente stesso (dal bacino, dalla gamba, dal cranio) perché si tratta di un osso di qualità e tipo diverso da quello della bocca. Molto in voga ora la apposizione di osso di varia provenienza: bovino , equino, sintetico etc. Molto poco accetta da alcuni questa provenienza come potete immaginare per motivi etici.
Oggi abbiamo una nuova tecnica molto promettente, novità commerciale a livello mondiale, ideata da un medico italiano (noi come intelligenza non siamo davvero secondi a nessuno). Tramite una macchina che si chiama Tooth Transformer della ditta Biomax (produttrice degli impianti fra i migliori, usati nel nostro studio).
Lorenzo, che è appassionato di implantologia e chirurgia, ha effettuato con successo il primo caso del nostro studio di apposizione di materiale da innesto autologo, cioè proveniente dal paziente stesso recuperando i denti che andavano estratti perché non più curabili. Uno per una infezione ed un altro per carie distruttiva.
Questi denti, una volta estratti, sono stati puliti, liberati da ogni parte malata e ne è rimasto a sufficienza per metterli in questa nuova macchina avveniristica che li ha trattati. In che modo? In pochi minuti vengono Sterilizzati dalla macchina TT, trasformati in una sostanza facilmente posizionabile dal dentista nel punto in cui si desidera aumentare lo spessore o la profondità dell’osso in cui poi in tempo successivo dopo l’assestamento, verrà posizionato l’impianto.
La macchina tira fuori dal dente e mette in moto rendendoli disponibili, i fattori di crescita presenti nel dente estratto che determineranno osteo-induzione. Cioè dei fattori naturali presenti nei denti che fanno rigenerare osso. Questa è una idea straordinaria: si utilizzano (qualora disponibili) i denti che si devono estrarre al paziente perché non curabili e se ne ricava grazie a questa procedura attuata da questo macchinario un materiale autologo cioè appartenente al paziente stesso, del tutto biocompatibile, non di derivazione animale o estranea, che ha elevatissime possibilità di attecchire e rendere così possibile un impianto fisso in una zona della bocca che altrimenti non avrebbe avuto “tenuta”.
Da tenere presente che ogni dente estratto a quel paziente, esempio i denti del giudizio, o i denti da latte cambiati da bambino, sono utilizzabili per questa tecnologia, anche dopo tantissimi anni… Anzi i decidui sono ideali per questo uso! Converrebbe tenerli tutti da conto.
Questa procedura è estremamente non invasiva: si fa l’estrazione, che si è resa necessaria, si processa come ho descritto questo dente perso, se ne ricava un materiale facilmente manipolabile, da inserire nella zona stessa della estrazione, alcuni punti, e dopo pochi mesi si metterà l’impianto. Il paziente va quindi incontro a disagio veramente minimo o assente, niente dolori, perché si tratta solo di una estrazione e messa in posizione di questo materiale che attecchisce in modo molto favorevole.
Da tenere presente che invece nelle tecniche in cui si usa osso da derivazione animale c’è da fare un lembo per tenerlo in posizione e non perderlo, e questo nei giorni successivi è più fastidioso di quanto descritto.
La mini-invasivita’ rimane perfettamente i linea con la filosofia del nostro studio, e con la sua vocazione tecnologica e di aggiornamento continuo. Pensando prima di tutto al paziente come persona con la missione di ridare un sorriso e la funzione masticatoria meglio possibile ..
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