Quello che seguiamo noi della scuola del Prof Pietro Bracco dell’università di Torino, da 25 anni, collegati da un gruppo di studio, che possiamo certamente definire come fra i più avanzati del mondo, è il concetto di orto-gnato-donzia. Questo significa che la diagnosi e la terapia tengono conto non solo della posizione dei denti, o se sono dritti o storti, ma di tutto l’insieme del sistema stomato-gnatico. Ovvero, innanzitutto l’occlusione (cioè il perfetto e preciso combaciamento delle arcate fra loro, superiore e inferiore), poi tutti gli apparati collegati, ossa, muscoli, l’articolazione temporo mandibolare (ATM, cioè l’articolaz della mandibola che si muove incernierata nel cranio). Ma poi anche la lingua e le labbra, gli orbicolari, i tessuti molli, il palato e la respirazione, ed il sistema che comanda tutto questo meraviglioso apparato, ovvero i nervi e il sistema nervoso centrale (SNC, è il cervello che comanda in maniera automatica tutto il delicato e complesso sistema della masticazione e della bocca). Ma nelle nostre valutazioni si tiene conto in modo molto accurato anche della postura della colonna vertebrale e dei cicli della corretta masticazione. Quindi vi rendete bene conto che l’ortognatodonzia non “raddrizza i denti” solamente, ma mette a posto la salute dell’intero corpo umano, tenendo conto di numerosissimi fattori collegati perchè la bocca è un organo che ha profonde connessioni con tante altre parti del nostro sistema locomotore e neuromuscolare. E se ci mettiamo a pensare anche alle correlazioni psicologiche o al valore di comunicazione sociale che può avere la bocca ed il sorriso, oppure gli effetti positivi di una corretta masticazione sulla digestione (dicevano i latini, scuola salernitana: la prima digestione avviene in bocca), vediamo che questo sistema non sarà certo il più importante di tutti nel corpo umano, ma riveste davvero un ruolo di primaria correlazione con tanti altri apparati.. Non ultimo, le recenti scoperte fra le infezioni della bocca e la piorrea dell’adulto (strettamente correlate con la forma masticatoria e le malocclusioni) e l’infarto, ictus, parti prematuri, e molte malattie sistemiche, ci spostiamo su un piano che intacca la sopravvivenza stessa dell’individuo, a partenza dalla salute della bocca.
Perchè l’ortodonzia ?
Facciamo un passo indietro: perchè dobbiamo proporre l’uso di apparecchi ortodontici ai nostri bambini ? In estrema sintesi si può dire che esiste una situazione di equilibrio e di forma armoniosa delle arcate NORMALI in cui i denti e le ossa, i muscoli, le articolazioni, la schiena etc etc sono in perfetto rapporto fra di loro. Tutto ciò che si discosta da questa perfezione (che quindi è il vero obiettivo dei nostri trattamenti) si chiama MALOCCLUSIONE. E porta ad una serie di conseguenze possibili o certe. Intanto c’è una possibile compromissione dell’estetica, e questa è la molla che fa muovere qualsiasi mamma o pediatra e gli stessi bambini e preoccuparsi dell’estetica è assolutamente corretto, è un fine del tutto legittimo nella nostra società dove ci si deve presentare con un aspetto piacevole e codificato, ma ci sono delle malocclusioni, che pur gravi, che non comportano nessuna minima compromissione estetica. Ad esempio, il deep byte o morso profondo, è una situazione di forte rischio per i denti ed il loro supporto parodontale (gengiva-osso), per l’ATM e l’equilibrio. Ma non “si vede niente” da fuori. Il sorriso è OK. Quindi, uno dei numerosi principi e consigli che voglio esporre in questo piccolo articolo, è che bisogna far controllare i bimbi dall’ORTODONTISTA anche se il sorriso, esteticamente, sembra buono!! Ma le altre conseguenze della malocclusione, al di là del discorso estetico, possono essere locali (la bocca) o a distanza (tutti gli apparati dell’intero corpo umano collegati di cui abbiamo parlato fin qui). – Se rimaniamo alla bocca, senza pensare a distretti lontani, chi ha i denti storti, ha dei denti che lavorano male, “fuori asse”, per decenni, e va incontro nel corso della vita ad una incidenza decisamente maggiore di CARIE prima, in età giovanile, e di PIORREA poi, in età più matura. La malocclusione quindi è un fattore fortemente predisponente a carie e parodontopatie ovvero alle cause che possono portare, in un circolo vizioso ineluttabile alla perdita precoce dei denti. Quindi ecco che raddrizzare i denti significa che l’intero sistema masticatorio ne giova e la bocca dura di più. I nonni che secondo le dicerie morivano a 100 anni con tutti i denti propri, erano tutte persone che NON avevano malocclusione. Le conseguenze a “distanza”sono tutte quelle di cui abbiamo parlato fin qui. In particolare c’è la disfunzione della ATM, l’articolazione della mandibola sull’osso temporale del cranio, che, se i denti stanno storti in malocclusione, lavora male, storta anch’essa.. Immaginate, fra parentesi, quanto ci si preoccupa quando ad uno dei nostri bambini viene diagnosticato un difetto della postura in qualche parte del sistema scheletrico, ad esempio un piede. Ma questa sofferenza dell’ATM si può instaurare, a causa appunto di una malocclusione, in uno dei distretti più critici e delicati del corpo umano. Dalla disfunzione dell’ATM possono generarsi mal di testa (un 30 % delle cefalee croniche idiopatiche, cioè senza causa apparente, dipendono da malocclosione), dolori locali dell’articolazione temporomandibolare stessa alla masticazione, con compromissione del menisco, blocchi, scrosci, crepitii, limitazioni del movimento della mandibola, depressione e malumore, insonnia, alterazione dei cicli della masticazione, malattie a distanza dell’apparato digerente, ulcere, tumori etc, apparato di cui la bocca è il primo anello della catena. E tutto il capitolo di cui ho parlato prima riguardante la postura della colonna vertebrale. Infatti possiamo dire che la bocca, con tutto ciò che è connesso, muscoli, ossa , e principalmente l’ATM, è un organo che partecipa all’equilibrio ed alla postura del corpo umano. Dolori cervicali, alla schiena e poi riduzione della potenza muscolare e deficit atletico (famosa storicamente l’osservazione che gli atleti del basket americani che non saltavano bene, avevano disturbo riacutizzato atm e con l’apparecchio tornavano alle stesse prestazioni atletiche di prima) e mille altre conseguenze.. Quindi, da tutto questo, possiamo capire bene come la necessità di un trattamento ortodontico in caso di malocclusione, sia dovuta a tanti motivi molto seri, oltre che alle esigenze estetiche. Non si tratta di fare discorsi ansiogeni, ma si cerca di chiarire che con un trattamento ortodontico non c’è di mezzo solo banalmente l’estetica, che è un fattore importantissimo, e che otteniamo facilmente se il nostro obiettivo è la perfezione, ma fattori di salute molto complessi e in distretti distanti, al di là del sorriso.. Per ultimo, ma non certo come ultima cosa, ricordiamo ancora come i cicli della masticazione sono fortemente anomali e compromessi, in caso di malocclusione e quindi ne risente la digestione ed è questa una delle cause principali delle malattie dell’apparato digerente che insorgono da adulti. C’è infine un rapporto fra le malocclusioni, le asimmetrie del volto e della postura e della VISIONE, intesa come vista oculare e foria. Insomma, l’estetica, alla fine, diventa l’ultimo dei motivi, e ce ne sono di più seri ma naturalmente una funzione perfetta coincide ed implica anche una estetica perfetta e viceversa. Quindi si tratta di armonie parallele che possiamo ottenere con le apparecchiature funzionalizzanti.
Quando ortodonzia ?
Dobbiamo, anche alla luce di quanto detto finora, distinguere due tipi fondamentali di malocclusione. Quelle con semplice spostamento dentale, e quelle, ben più complesse, con compromissione della armonia ossea. Le prime dove abbiamo “solo” denti un po’ storti, antiestetici, ma il combaciamento fra le due arcate (l’inferiore con la superiore) è buono, possono essere trattate, caso per caso, da zero a novantanove anni, quindi anche in età adulta, a patto che il supporto parodonto-gengivale non sia già stato compromesso dalla masticazione sbagliata. In questi casi, non dobbiamo spostare o rimodellare l’osso di sostegno dei denti, ma solo i denti stessi che possono essere ruotati, storti, accavallati. Questo viene ottenuto generalmente con un apparecchio fisso (quello con le piastrine- stelline) e nel bambino si inizia in varie possibili età, ma in genere quando fa le medie, quindi anche abbastanza avanti. In alcuni casi si può intervenire poi anche in età adulta e sono questi i casi in cui vedete in giro belle ragazze di 20 anni con l’apparecchio fisso con le stelline. Vi dico subito una importantissima precisazione che serve in tutti i casi. La scelta fra fisso e mobile NON dipende minimamente dai desideri o dalle inclinazioni del paziente, dei genitori, o del dentista ortodontista. Dipende da quale malocclusione si deve correggere. E qui intervengono le scuole di pensiero diverse. Alcune scuole usano più gli apparecchi mobili, altre più il fisso. Ma in linea di massima una certa malocclusione (così come una certa malattia) ha bisogno di una certa soluzione (una certa medicina) fissa o mobile a seconda dei casi, e ben difficilmente, in rari casi, si potrà presentare una vera scelta fra le due metodiche per cui sarà indifferente curare una bocca col fisso o col mobile.. Io appartengo ad una delle principali scuole di pensiero ortognatodontico di Europa e del globo terracqueo, la scuola del Prof Pietro Bracco dell’università di Torino, e secondo questa corrente, si utilizzano molto gli apparecchi funzionalizzanti mobili. Facciamo uno schema un po’ standard, in una materia in cui di standard c’è molto molto poco (avrete visto che nei film utilizzano la dentatura per riconoscere le persone perchè non esistono due dentature uguali al mondo, così come le impronte digitali ?). Abbiamo distinto le problematiche in disturbi della struttura ossea e del combaciamento delle arcate da un lato, e nei denti non dritti dall’altro (in presenza di mancanza di problemi strutturali ossei e di perfetto combaciamento delle arcate, prima classe). Allora la risposta alla domanda quando si deve iniziare, diventa molto semplice. Nella prima famiglia di difetti ortognatodontici, si deve intervenire più precocemente possibile, in prima o seconda elementare, anche se ora la tendenza è di anticipare moltissimo ed intercettare subito anche quando il bimbo è piccolo ed ha tutti i denti da latte se presenta ad esempio un morso incrociato unilaterale (palato stretto) anche a 5-6 anni di età. E l’apparecchio sarà in linea di massima un mobile funzionalizzante non cariogeno, facilissimo da far portare al bambino di questa fascia d’età. Nella seconda famiglia di malocclusioni (quello che per semplificare ho chiamato i denti non dritti) tendenzialmente si metterà un fisso, e andrà messo quando sono presenti tutti i denti permanenti, per allinearli in modo finale perfetto. Questo corrisponde ai 12-14 anni o 1-3 media.. Come avrete già capito, le due fasi spesso sono sequenziali o miste, caso per caso, individualmente. Cioè un bambino può aver bisogno prima, da piccolo, un ciclo con un mobile funzionale che risolverà tutta la grossa patologia, e poi una “rifinitura” di perfetto allineamento con un fisso più avanti. A quel punto il fisso, che è tendenzialmente più difficile da tener pulito dei denti naturali, durerà meno possibile perchè dovrà “solo” raddrizzare qualche dente disallineato e quindi il rischio igienico sarà ridotto al minimo nel tempo, con un fisso di breve durata. Questi schemi terapeutici, per quanto ricorrenti non sono affatto standard, e, come ripeto, bisogna vedere caso per caso. Quindi ci sarà il caso che viene intercettato molto precocemente e con pochi anni di funzionale risolverà tutto, e non avrà bisogno poi del fisso. E il caso che non avrà bisogno di interventi precoci, ma metterà solo il fisso direttamente, ad una certa età (11-13 anni) per allineare qualche dente spettinato. Dunque non c’è una regola fissa ma caso per caso. E la cosa più saggia è portare i bimbi molto precocemente dall’ortognatodontista per verificare la crescita man mano, sin da molto piccini. Uno dei luoghi comuni più deleteri, idioti sbagliati ignoranti è quello di molti dentisti-non-ortodontisti, pediatri, nonne, mamme, che credono che l’apparecchio vada messo quando sono stati cambiati tutti i denti da latte. Da quello che abbiamo detto finora, avrete capito che ci sono alcune malocclusioni della struttura ossea che a 13 anni (aspettando tutti i denti permanenti quindi), in una femmina che dopo poco smette di crescere per la pubertà, NON hanno più nessuna chance di essere corrette perchè non si può più influenzare la crescita della struttura ossea. Esempio un morso aperto, una III classe, un cross byte etc. I giochi son fatti, e l’osso rimane così. Quindi ripetiamo ancora una volta: i bambini vanno visitati molto presto. All’età di 3 anni per la prima volta, se non prima ancora. Da quel momento l’ortognatodontista preparato ne seguirà la crescita e interverrà, se serve, con il trattamento ortodontico, al momento giusto, il più precocemente possibile per ottenere massimo risultato con minimo sforzo da parte di tutti (il bimbo, il dentista, la famiglia) la perfezione e la correzione. Tutto ciò non vi ricorda quello che dicono altri medici, ad esempio Veronesi per il seno femminile ? Perchè, cosa c’è di diverso ? Sono un medico anche io e questa è la salute del bimbo, come dicevamo nel precedente paragrafo. Quindi prevenzione ed intercettamento precoce.
Le cause e le abitudini viziate
Le malocclusioni hanno cause spesso complesse. Ci può essere una componente genetico ereditaria o traumi, ma ci possono essere cause legate alla funzione. Ho scritto alcuni articoletti su questi argomenti, che troverete su questo sito web, e sulla influenza complessa della lingua, della respirazione, della respirazione cranica, dei riflessi sulla postura etc etc. Vi rimando a queste sezioni, dove si parla anche di prevenzione. Infatti, se la causa è acquisita e non ereditaria, è in gran parte possibile prevenirla. Quindi esiste un concetto di prevenzione delle malocclusioni. Le malocclusioni che hanno una componente genetica non possono essere prevenute, ovviamente. Ma se c’è un nesso di causa con biberon, ciuccio, respirazione, abitudini viziate di varia natura, allora possiamo fare qualcosa di molto serio perchè i nostri bambini possano evitare di andare incontro a trattamenti complessi (o diminuirne la portata, la durata, l’impegno e prevenirne la recidiva, cioè che qualcosa si sposti poi di nuovo, una volta tolto l’apparecchio, a causa del perdurare delle spinte anomale), solamente correggendo per tempo o evitando alla radice atteggiamenti abitudinari sbagliati o la respirazione orale. Ma, ancora una volta, si può capire come cause complesse possano portare a squilibri diffusi, che interessano non solo la forma della dentatura e le arcate, ma la muscolatura, la lingua, l’articolazione, la postura, il cervello con i suoi comandi, come quelli relativi allo schema della masticazione. Tutte componenti che si squilibrano in molte di questi casi complessi e che richiedono, per ritornare in armonia, un lavoro congiunto dell’ortgnatodontista (che solo con le apparecchiature mobili funzionalizzanti può cercare di rimettere a posto tanti elementi, non certo con un apparecchio fisso, che nessuna influenza ha sulle componenti della funzione), della logopedista, dell’otorino, dell’osteopata, del posturologo etc. Cioè il dentista da solo potrà fare solo una parte del trattamento, e se non potrà avere l’apporto di queste preziose figure professionali di contorno, il trattamento procederà lento e incerto. Questo deve essere chiaro perchè la tendenza delle famiglie è quella di sottovalutare le prescizioni dell’ortodontista, ad esempio nei confronti di un ciclo di logopedia, confidando che l’apparecchio farà tutto. Invece è purtroppo necessario un impegno delle famiglie e dei bambini anche su questi altri fronti. Impegno che si traduce, il più delle volte, in brevi cicli di visite, ma poi molto esercizio a casa, sotto il controllo costante dei genitori per rinforzare la collaborazione del bambino. Sennò non se ne esce mai davvero.
La diagnosi
E’ da sempre (ho iniziato i primi corsi col Gruppo Universitario di Torino del Prof. Pietro Bracco nel 1984) che prima di progettare un trattamento ortodontico, eseguo una diagnosi accurata che mi permette di non fare errori nella costruzione dell’apparecchio. In tutti i casi, facili o difficili, piccoli o adulti, semplici o complessi, prima di fare ortodonzia, bisogna avere a disposizione dei dati relativi alla struttura ossea: Con la semplice visita, non si può comprendere come è fatta la base ossea di quel paziente, la forma vera del palato o della mandibola, gli spazi, gli angoli etc. E’ come dire che invece di curare un mal di stomaco con uno sciroppo qualsiasi, un medico accurato fa eseguire al paziente delle analisi o una ecografia, etc. Così farà una vera diagnosi e potrà proporre una vera terapia conseguente. Quindi fare la diagnosi prima di progettare un trattamento ortodontico, non è in relazione alla gravità del caso, ma solo alla accuratezza della terapia proposta. Se qualche pseudo-ortodontista vi propone un apparecchio senza prima fare una cefalometria, vuol dire che quel dentista andrà alla cieca e approfitterà vergognosamente della collaborazione e dell’impegno di quel bambino, dei soldi della famiglia, etc. per fare un tentativo, e non per effettuare una vera cura. Se poi pensiamo che la crescita con la possibilità di influenzarla, e la collaborazione del bambino, sono un “treno” che passa e poi non torna più, allora possiamo capire come se sbagliamo qualcosa nella diagnosi, poi non sarà possibile rimediare successivamente. E NON aver sfruttato le possibilità di influenzare la crescita e aver esaurito le possibilità che il bambino sia bravo a collaborare (questa collaborazione, pur nella variabilità dei casi individuali, è una finestra temporale ristretta) vuol dire fallire il trattamento ed aver fatto spendere energie e soldi inutilmente. Bisogna fare prima una diagnosi. Come? Con quelle che per noi ortognatodontisti sono le “analisi” preliminari necessarie. La cefalometria, in due proiezioni, laterale e postero anteriore. Sono dei tracciati diagnostici, ricavati dalle radiografie corrispondenti (la laterale del cranio e la posteroanteriore) che mostrano la differenza fra come un bambino è conformato e come invece dovrebbe essere a quella età.. Solo così il medico si renderà conto della forma e della dimensione della struttura ossea, mandibola, mascellare superiore, e potrà progettare il trattamento e l’apparecchio giusto. Non bisogna quindi credere che siano fatiche sprecate o tempo e soldi persi fare questa fase di diagnosi preliminare: ce la ritroveremo poi nella sicurezza di avere il trattamento giusto e l’orientamento esatto della terapia. Non c’è esperienza che tenga: io dopo tanti anni, già so tutto di un caso, ma senza cefalometria non parto con l’apparecchio, perchè la struttura ossea non la posso conoscere con la sola visita e la mia grandissima esperienza non può sopperire questo tipo di approccio analitico preliminare. Come dire che un bravo chirurgo grazie alla sua esperienza, può evitare analisi, lastre ecografie biopsie e quant’altro. la medicina moderna (dal 1984 per me, ed il mio gruppo di studio di Torino !) funziona così.
La terapia ortodontica
Abbiamo quindi capito come il vero obiettivo della terapia ortodontica è la perfezione. Questo perchè non ci accontentiamo di un miglioramento generico e perchè dobbiamo ripristinare quello che è il “progetto originale” creato dalla Natura e dal Buon Dio, dove ogni cuspide (punta) del dente superiore, combacia perfettamente con la fossetta del dente corrispondente inferiore e viceversa, e così via.. E solo il raggiungimento della forma giusta e del corretto rapporto fra le due arcate potrà garantire una corretta funzioneper tutta la vita senza disturbi correlati, anche complessi come difetti di postura, mal di schiena, artrosi cervicale, dolori alla articolazione temporo mandibolare, cefalee etc etc. E abbiamo anche capito che per ottenere questo risultato bisogna partire da una diagnosi precisa e perfetta con l’effettuazione delle due cefalometrie in due proiezioni. Questo perchè solo così si potrà progettare l’apparecchio giusto e si andrà a colpo sicuro con la terapia giusta perchè in questo trattamento non si possono fare stupidi tentativi, approfittando della collaborazione e della pazienza dei bambini e dell’impegno economico delle loro famiglie. Quindi bisogna diffidare e fuggire da sedicenti dentisti che indovinano ad occhio l'”apparecchietto” da mettere, ma rivolgersi a quelli che hanno questo giusto completo approccio alla malattia. Ed abbiamo anche capito un’altra cosa, che la scelta fra apparecchio fisso e mobile dipende da cosa c’è da correggere e che ogni età ha il suo livello di collaborazione e di reattività biologica. Quindi se una situazione si risolve col mobile, non posiamo chiedere un fisso se non c’è collaborazione con l’apparecchio mobile o viceversa. E che se portiamo il nostro bambino troppo tardi, questa collaborazione, in molti casi, sarà difficile da ottenere. Dunque l’ideale è portare molto precocemente i bimbi a visita in modo da partire al momento giusto, e se ci vuole un mobile funzionale, la collaborazione sia garantita. Gli apparecchi mobili funzionalizzanti non sono minimamente cariogeni e sono in gradi di rimettere a posto tutte le componenti della malocclusione, come i cicli della masticazione, la articolazione temporo mandibolare, i muscoli, le ossa, e il cervello che li comanda e la postura. Posso sostenere con fortissimo orgoglio che ci sono oggi ricerche scientifiche comprovate che dimostrano ad esempio alcuni fatti legati all’uso delle apparecchiature funzionali della nostra scuola di Torino. Quello che tutti noi del gruppo di studio avevamo supposto con l’osservazione clinica per tanti decenni, ora è stato dimostrato con metodo scientifico in pubblicazioni che hanno scosso il nostro ambiente scientifico a livello mondiale, con il corredo di alcune migliaia di casi studiati. Ne dico un paio. Quasi il 90% dei bambini che hanno un morso incrociato unilaterale (crossbyte monolat) hanno prima del trattamento ortodontico una deviazione della colonna vertebrale dimostrabile facilmente in uno screening rapido di massa con uno strumento che si chiama spinal mouse. L’uso delle apparecchiature funzionalizzanti realizzate dal nostro gruppo di studio della cattedra di ortognatodonzia di Torino, nel giro di pochi mesi, è in grado da solo, nella quasi totalità dei casi, di raddrizzare la schiena di questi bambini, continuati a monitorare in migliaia di casi, con lo spinal mouse. La stessa identica osservazione su un campione di massa, di migliaia di casi, in un altra ricerca dimostra come i cicli della masticazione (il movimento di ossa muscoli articolazioni osservato con strumenti scientifici non invasivi) prima dell’apparecchio sono alterati e dopo ritornano normali. Questi sono successi scientifici che coronano decenni di ricerche e di collaborazione fra l’università e i medici, come me, del gruppo di studio.. Abbiamo, con questi due esempi la dimostrazione diretta che quasi sempre una malocclusione crea un difetto della postura della colonna vertebrale, e che i nostri apparecchi la correggono.
La stabilizzazione finale e la recidiva
C’è un evento che noi ortodontisti chiamiamo “la tomba dell’ortodontista” e che è la recidiva. E’ un evento decisamente spiacevole per tutti, medico, paziente e famiglia. Cioè che una volta “riconsegnato” il pupo perfetto e con i denti drittissimi, per qualche motivo, qualcosa si ri-sposta e peggiora (normalmente mai così male come eravamo partiti..!!). Vi dico, in ordine sparso, le possibili cause e fattori correlati con questa tragica evenienza. -diagnosi sbagliata. Ovviamente se il trattamento non è stato impostato bene, e l’apparecchio non è stato quello giusto, è il minimo che possa succedere. Non mi dilungo, e ribadisco che ortodonzia si fa oggi (ma da alcuni decenni in realtà) non a.. “occhio” ma dopo una diagnosi ben precisa che si fa solo con le cefalometrie, nelle 2 proiezioni descritte prima. Diffidate quindi di chi vi propone un apparecchietto dopo una semplice visitina, le cose sono molto più complesse e di solito si tratta di gente impreparata o, peggio, abusivi. – correzione imperfetta. Se il trattamento, pur bene impostato, non è stato portato perfettamente a termine per qualche motivo (scarsa collaborazione o interruzione precoce del trattamento etc.), ci può essere la recidiva.. Infatti, come dicevo precedentemente, solo la perfezione, una perfetta occlusione, dà la stabilità nel tempo, oltre che la vera salute. Questo è il nostro vero obbiettivo, non un semplice miglioramento. Immaginate un sasso che dobbiamo spingere in salita: finchè non siamo arrivati in cima alla montagna, se ci fermiamo a metà strada, e spettiamo di spingere, il masso torna indietro, anche se non rotola alla base di partenza. Qualche volta, questo, nonostante tutti gli sforzi del paziente con collaborazione perfetta e quelli del dentista nella diagnosi e nella terapia, alcuni casi non si risolvono (se non poi, con la chirurgia, in età adulta). Infatti, ad esempio, le III classi su base genetica, spesso sono difficili da correggere a perfezione. ma in genere questo accade quando vengono trattate troppo tardi come età, e per queste malocclusioni, il “tardi” può essere già quando il giovane paziente fa la prima media.. Di qui la fortissima raccomandazione di portare a prima visita i bambini molto molto presto. Già e tre anni, o prima. Ovviamente a questa età sarà presto per agire, ma intanto si prende coscienza del possibile problema e si prenderanno per tempo i rimedi. – abitudini viziate. Se la causa della malocclusione sta più nella presenza di abitudini viziate (biberon, ciuccio, succhiamento del dito, deglutizione infantile, respirazione orale etc etc, vedi le apposite sezioni nel sito) e questi fattori non sono stati corretti a fondo, è quanto mai ovvio, purtroppo, che i fattori negativi causali, dopo che si smette l’apparecchio, qualcosa si risposta di nuovo, anche se si era raggiunta la perfezione tramite il trattamento ortodontico. Quindi come già spiegato, noi ortodontisti dobbiamo necessariamente avvalerci della collaborazione di logopedista, osteopata, otorino etc etc. Ricordiamoci che poi, oltre che portare i nostri figli dalla logopedista etc, il bambino deve eseguire gli esercizi a casa come prescritto dalla logopedista, oppure fare le terapie (termali, a etc) prescritte dall’otorino. Tutto questo è poi collegato con il paragrafo che segue: la contenzione. – contenzione. Quando finalmente si finisce perchè il trattamento è perfetto e siamo giunti all’obiettivo, nel 99% dei casi, dovremo effettuare una successiva fase di contenzione. Ovverosia far portare al ragazzo ancora per un certo tempo degli apparecchi notturni (quindi solo la notte, non più visibili o fastidiosi) per stabilizzare il bel risultato raggiunto. Se il soggetto, ormai stanco, smette di collaborare, abbiamo molte volte il rischio della recidiva. Se alla base della malocclusione erano state presenti le abitudini viziate di cui al paragrafo precedente, la contenzione si chiama “attiva” perchè quasi sempre si ritorna agli apparecchi funzionali (sempre la notte solamente) con cui spesso si era iniziato. Questa fase può essere molto molto lunga, anche anni, finchè la crescita non è davvero terminata e l’ossatura si è stabilizzata e non si sposta più… – denti del giudizio. Quando nella malocclusione è stata presente una carenza di spazio, attorno ai 15-16 anni bisogna effettuare una germectomia (in genere solo inferiore), ovvero l’estrazione chirurgica precoce dei germi dei denti del giudizio. Infatti questi denti possono creare un nuovo affollamento quando poi spuntano. E se si teme di soffrire con questo intervento (che in realtà è molto semplice per il giovane ragazzo, che deve mettere in conto solo un paio di giorni di lieve disagio, se effettuato precocemente e non tardivamente, e da mano maestra) bisogna pensare che se c’è questa indicazione, cioè se manca lo spazio del dente del giudizio, quello che avverrà poi è che le sofferenze saranno molto maggiori, al momento che spuntano senza avere spazio e purtroppo gli incisivi si ri-affolleranno e si perderà quella perfezione ottenuta faticosamente con l’apparecchio e se si vorranno mettere di nuovo a posto le cose, dovremo addirittura rimettere l’apparecchio. Fisso per lo più, quindi in una età (18-20 anni) in cui questo apparecchio non è più molto gradito socialmente dai ragazzi.. Tenete presente che solo un 7-10% dei ragazzi della razza europea (sia che abbiano avuto in precedenza un trattamento ortodontico, sia che non abbiano mai avuto bisogno) ha veramente lo spazio giusto per i denti del senno. Tutti gli altri li devono, appunto, togliere prima che spuntino, a 15 anni, per evitare nuovi affollamenti e denti storti, Sia che l’allineamento perfetto sia stato ottenuto con l’apparecchio, sia che era stato raggiunto per vie spontanee senza bisogno apparecchio. Quindi dobbiamo assolutamente porci questo problema anche nei ragazzi che non hanno portato nessun apparecchio, e questo si diagnostica solo con visite periodiche dal dentista che capisca ortodonzia. Anche in questo campo, quindi abbiamo parlato molto diffusamente di prevenzione. Cioè di intercettamento precoce dei problemi da risolvere.
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