Implantologia
Nell’intento di creare nuove strade e non semplicemente seguire quelle tracciate da altri, lo studio dentistico del Dott. Paolo Passaretti, leader in Pedodonzia ed Ortodonzia, si propone di mettere al centro del suo interesse il Paziente-Persona, fornendo una struttura all’avanguardia, la notevole esperienza nel campo dell’ odontoiatria ed attrezzature moderne e sempre all’avanguardia. Già operante nel settore della Implantologia, introduce una nuova disciplina “la chirurgia implantare avanzata” .
Siamo in grado grazie alla sua esperienza in implantologia e rigenerazione ossea, nonché di merceologia implantare di soddisfare appieno tutte le esigenze di perdita degli elementi dentali e di tessuto osseo. Con l’utilizzo di impianti di ultima generazione che presentano una superficie implantare all’avanguardia, viene assicurata un’ integrazione ottimale col tessuto osseo ottenendo un BIC (bone implant contact) pari all’80% utilizzando il P.R.P. (Plasma Ricco di Piastrine), che contengono i “Grow-Factors” (Fattori di crescita), per velocizzare sia la guarigione dei tessuti molli (gengive) che la formazione di nuovo osso.
La chirurgia implantare avanzata, è una disciplina in grado di soddisfare gran parte delle situazioni border-line: atrofie mascellari e mandibolari, con rialzo dei seni mascellari, split crest per creste sottili &/o utilizzo dei mini impianti per evitare il nervo mandibolare.
Tutto ciò è possibile anche perché lo studio si è dotato di un programma in 3D che a partire da una T.A.C. dental-scan, riproduce esattamente la forma delle strutture ossee,dove è possibile pianificare ed ingegnerizzare l’intervento utilizzando una tecnica semplice non traumatica, ma efficace e risolutiva.
Per poter meglio comprendere il tutto bisogna fare una breve disamina sugli impianti ed il P.R.P. Oggi giorno, esistono molte industrie che producono impianti rispetto agli anni passati. Ovviamente gli impianti di 50 anni fa non avevano le caratteristiche di quelli moderni, infatti essi venivano costruiti in maniera pionieristica in laboratori artigianali e, oltre a differire nel materiale ( tantalio o acciaio ), erano solo torniti (machined) a superficie liscia, e per poterli caricare bisognava consolidarli tra loro con una barra elettrosaldata. Con gli impianti moderni il 90% dei pazienti esce dallo studio con denti provvisori, autofilettanti e con spire profonde di spessore incrementale in senso apico – coronale che consentono di scaricare in maniera ottimale le forze nell’osso e garantiscono una stabilità iniziale eccellente, che è il cardine del successo.
Gli Impianti che per lo più utilizziamo sono conici ed identici alla forma della radice del dente naturale o “root – form” e sono per lo più consigliati nell’implantlogia post estrattiva, pur essendo valido anche nelle situazioni di alveolo chirurgico (cioè quando prepariamo noi il sito implantare).
Tali Impianti possono essere inseriti in qualsiasi tipologia d’osso da D1 a D4, (scala di durezza dell’osso) perché man mano che penetrano determinano osteocondensazione verticale ed orizzontale (compattano e addensano le cellule ossee rendendole più adese e forti ) così da ottenere una eccellente stabilità primaria.
Altra innovazione ingegneristica è l’impianto cosiddetto “rastremato” che pur mantenendo le stesse forme e spire, presenta un colletto conico, che aumenta il volume di osso tra un impianto ed il contiguo chiamato “area della superficie biologica”. Ne consegue una migliore vascolarizzazione della papilla, (parte della gengiva di forma triangolare che si trova tra dente e dente) evitando così buchi neri tra dente e dente.
La superficie degli impianti, è di notevole importanza perchè fanno la differenza tra un sistema implantare ed l’altro. Qui è infatti legata tutta la ricerca impiantare, dove le aziende investono enormi risorse economiche. L’impianto implantare, subisce un trattamento di sabbiatura e doppia mordenzatura acida che le conferisce una porosità che va da 0.5 a 20 – 40 micron, favorendo un elevato BIC (contatto tra superficie implantare ed osso). La bagnabilità dell’impianto, (cioè la capacità della superficie implantare di essere penetrata dagli umori) a seguito di queste procedure, è elevata e permette così al sangue di formare il coagulo sulla sua superficie e di creare i presupposti per l’adesione della rete di fibrina e favorire l’osteogenesi da contatto.